LA CATENA DEGLI OSSICINI - ANATOMIA Gli ossicini dell’orecchio, identificati rispettivamente con i nomi di martello, incudine e staffa, costituiscono i tre ossi più piccoli del corpo umano. Sono situati all’interno dell’orecchio medio di cui, insieme al timpano, costituiscono gli elementi principali. Collegano l’orecchio esterno con l’orecchio interno ed hanno la funzione di trasferire i suoni dall'aria al fluido contenuto nella coclea. La sequenza dei tre elementi costituisce la cosiddetta catena degli ossicini. Essa è contenuta in una cavità piena di aria, detta cavo timpanico e stabilisce un contatto tra la membrana del timpano e la finestra ovale. Procedendo dall’orecchio esterno verso l’orecchio interno, si incontrano, progressivamente, il martello, l'incudine e la staffa. Il martello, la cui denominazione deriva dal latino "malleus", è un osso lungo circa 8 millimetri a forma di clava, dotato di testa, collo e manico. La testa ha forma ovoidale e, nella parte posteriore, è provvista di una superficie di articolazione con l’incudine, avente forma ellittica, con asse maggiore diretto verso il basso. Il collo, corto ed appiattito, unisce la testa al manico e corrisponde, lateralmente, alla pars flaccida della membrana del timpano. Il manico, contenuto nello spessore della membrana timpanica, è obliquo e presenta due apofisi che originano dalla sua parte superiore. L’apofisi breve (o laterale), corta e tozza, è rivolta in fuori, contro la pars flaccida della membrana del timpano mentre l’apofisi lunga (o anteriore) è un prolungamento lungo e sottile che si dirige in avanti. L’incudine, dal latino "incus", è collegata ad entrambi gli altri ossicini. Risulta caratterizzata da una forma simile a quella di un dente molare, in cui si riconosce il corpo, che presenta, anteriormente, la faccia di articolazione con il martello, posteriormente il prolungamento dell’apofisi breve ed, in basso, il processo lungo che termina con il breve processo lenticolare, per mezzo del quale l’incudine, grazie ad un’espansione emisferica, si articola con la staffa. La staffa, il cui nome ha origini tardo latine ("stapes"), è l’ossicino più piccolo e leggero ed è situata in posizione mediana rispetto all’incudine. Risulta provvista di una testa, due archi ed una base. La testa si articola con il processo lenticolare dell’incudine e, nella sua parte posteriore, si inserisce il muscolo stapedio. I due archi (anteriore e posteriore) terminano nella base (o platina), costituita da una piccola lamina di tessuto osseo di forma ellittica che occupa la finestra ovale (apertura esistente fra l'orecchio medio ed il vestibolo dell'orecchio interno) con il cui bordo è connessa tramite un legamento anulare. Nella base della staffa sono presenti una faccia laterale, rivolta verso il cavo del timpano e coperta dalla mucosa timpanica ed una faccia mediale, rivolta verso il vestibolo. ARTICOLAZIONE E CONNESSIONE DEGLI ELEMENTI Gli ossicini risultano articolati fra loro per diartrosi e sono mantenuti nelle rispettive posizioni da un apparato legamentoso. In particolare, gli elementi sono fissati dalle connessioni del manico del martello con la membrana timpanica, dal legamento anulare della staffa e dai legamenti del martello e dell’incudine. Come in tutte le diartrosi, i capi articolari sono rivestiti da cartilagine e collegati fra loro tramite capsule avvolte internamente da una membrana sinoviale. La catena degli ossicini è completamente ricoperta dalla mucosa del cavo timpanico che vi giunge dalle pareti, formando diverse pieghe. Alla catena degli ossicini sono connessi due piccoli muscoli: il tensore del timpano, inserito nel margine mediale della radice del manico del martello ed il muscolo stapedio, collegato al capitello della staffa. Il tensore timpanico, innervato da un ramo del nervo trigemino, contraendosi, sposta il manico del martello e ritrae il timpano in avanti. Lo stapedio costituisce il più piccolo muscolo striato del corpo umano, è innervato da un ramo del nervo facciale e, contraendosi, sposta la staffa verso l’esterno. I due muscoli agiscono in via riflessa ed in maniera sinergica, modificando l’entità della reciproca contrazione in conseguenza delle esigenze funzionali. In caso di stimoli sonori intensi, il tensore del timpano ed il muscolo stapedio si contraggono contemporaneamente in maniera decisa ed antagonista, provocando l’irrigidimento della catena degli ossicini ed attenuando la trasmissione delle vibrazioni all’orecchio interno. Qualora risulti necessario migliorare la percezione delle varie tonalità sonore, l’azione dei due muscoli si sviluppa in maniera modulata, agonista e antagonista, in un processo in cui la prevalenza del tensore del timpano, aumentando la tensione della membrana, facilita la trasmissione dei suoni acuti, mentre quella opposta dello stapedio, favorisce la trasmissione dei suoni gravi. CARATTERISTICHE FUNZIONALI Sotto il profilo funzionale, la catena degli ossicini costituisce un efficiente sistema di trasmissione dei suoni dall’orecchio esterno all’orecchio interno. Quando le onde sonore, penetrate attraverso l’orecchio esterno, fanno vibrare la membrana del timpano, quest’ultima muove il manico del martello a cui è collegata. La testa del martello, vibrando a sua volta, trasmette il suono all'incudine ed alla staffa. La vibrazione della base della staffa, attraverso la finestra ovale, mette in movimento la perilinfa del vestibolo e quindi della coclea, provocando il movimento delle ciglia delle cellule sensoriali ivi presenti, le quali, attraverso un complesso meccanismo, generano segnali nervosi che vengono trasmessi dal nervo acustico sino al cervello. In pratica, i tre ossicini agiscono come un trasformatore e trasmettono, amplificandola, l'energia delle onde sonore al liquido dell'orecchio interno ed in particolare alla coclea, elemento a forma di chiocciola che contiene la struttura sensoriale uditiva vera e propria, detta organo di Corti. Le vibrazioni del liquido stimolano le cellule dell'organo di Corti, che trasformano l'energia meccanica in stimolo elettrico, inviandolo alle fibre del nervo acustico. Attraverso queste ultime gli impulsi elettrici sono trasmessi al cervello, dove vengono elaborati e percepiti come parole, musica, rumori, eccetera. Le onde sonore possono propagarsi all’orecchio interno anche grazie alla vibrazione dell’aria contenuta nel cavo del timpano o per vibrazione completa delle formazioni ossee che circondano la coclea. Tale situazione consente, seppure in misura molto ridotta, la percezione dei suoni anche in seguito a distruzione o grave danneggiamento della catena degli ossicini dovuta a processi patologici o interventi chirurgici.
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