L’iperacusia è un disturbo della percezione del suono in netto aumento nella popolazione mondiale e, in particolare in Italia, ha subito un incremento considerevole in termini percentuali. Conformazione e funzionamento dell’apparato uditivo L’organo dell’udito dell’uomo è una struttura complessa e allo stesso tempo fondamentale poiché, al pari della vista, è il principale mezzo di comunicazione a nostra disposizione che ci consente di acquisire un corretto uso della parola. La sua conformazione anatomica, apparentemente semplice, è un sofisticato apparato che trasmette le onde sonore dall’orecchio esterno, a quello medio, fino all’orecchio interno e poi le trasforma in percezioni a livello cerebrale. Nello specifico l’orecchio esterno, grazie anche alla particolare conformazione del padiglione auricolare, convoglia il suono verso la membrana del timpano che a sua volta la trasmette alla catena degli ossicini, alloggiata nell’orecchio medio. Da qui il martello, l’incudine e la staffa inviano il segnale all’orecchio interno, vero e proprio trasduttore neurosensoriale, grazie alla perilinfa che occupa il vestibolo e la coclea; questa struttura mette in movimento le cellule ciliate in essa contenute in modo da trasformare il segnale sonoro in impulso nervoso percepito dal nervo acustico. La consapevolezza effettiva del suono ha comunque bisogno di quella parte di cervello, detta corteccia occipitale, che consente una interpretazione fisiologica del suono stesso. Cos’è l’iperacusia e come si manifesta L’iperacusia va intesa come un’anomala sensibilità a determinati suoni che non necessariamente sono forti o intensi. Normalmente molti rumori risultano fastidiosi alla maggior parte della popolazione, come per esempio il fragore dei fuochi d’artificio oppure il suono ripetuto e intenso della sirena dell’ambulanza. Per alcuni soggetti rumori anche di intensità ritenuta normale dalla media delle persone, risultano intollerabili e provocano un disagio che può arrivare fino al dolore. In questa situazione gioca un ruolo fondamentale la parte di corteccia cerebrale deputata all’interpretazione del suono, cui spetta il compito di estrapolare, tra i tanti segnali che avverte, quelli utili alla sopravvivenza o che annunciano un pericolo. Questi suoni possono essere anche di intensità moderata, ma per avvertirli in modo esagerato e fastidioso devono essere associati all’idea che quel rumore sia potenzialmente dannoso. In altre parole se il soggetto avverte come pericoloso un determinato suono, dapprima lo avverte come fastidioso solo in condizioni di silenzio, poi essendo l’organo dell’udito molto sofisticato, può percepirlo nel tempo in tutte le situazioni, anche in caso di combinazioni con altri suoni. In molti casi all’iperacusia si associa l’acufene, suono fantasma percepito solo dalla persona che ne risulta affetta e che la affligge durante tutto l’arco della giornata; in Italia, secondo le statistiche elaborate dal Centro Acufeni del Policlinico Umberto Primo di Roma, ne risulta affetto circa il 10% della popolazione e, compreso in questo range, il 30% soffre anche di iperacusia. Possibili cause dell’iperacusia Le cause dell’iperacusia possono essere molteplici: una sorta di ereditarietà caratterizza la iperattività di una parte del sistema nervoso centrale, detta amigdala, che è responsabile di una eccessiva percezione sensoriale; in altri casi, quando il disturbo insorge in età adulta, può essere associato all’emicrania che innesca una nevralgia del trigemino, oppure può essere la conseguenza di una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare. Alcuni ricercatori che fanno capo all’AIRS, Associazione Italiana per la Ricerca sulla Sordità, hanno attribuito l’iperacusia ad una carenza di serotonina, neurotrasmettitore fondamentale nella percezione delle sensazioni. Ma la causa più comune sembra essere una eccessivo stato di allerta collegato per lo più ad eventi ritenuti pericolosi per la salute; suoni in qualche modo collegabili a detti eventi arrivano all’orecchio del soggetto iperamplificati e soprattutto vengono percepiti come fastidiosi anche se il loro livello di sonorità non è alto. L’iperacusia di per se non è un disturbo grave, ma potenzialmente può divenire invalidante perché oltre a causare misofonia, cioè un eccessivo fastidio ai suoni, può provocare fonofobia, cioè una vera e propria fobia caratterizzata da reazioni comportamentali esagerate che possono sfociare in depressione. Diagnosi e cura dell’iperacusia La diagnosi di iperacusia è relativamente semplice poiché l’anamnesi già di per sé evidenzia il problema; una conferma ulteriore si può ottenere grazie ad alcuni test clinici come l’esame audiometrico tonale, l’impedenziometria con il test dei riflessi stapediali e soprattutto il test della Loudness Disconfort Level, che si prefigge di valutare una scala di suoni interni in base a come sono percepiti dal paziente. La terapia di questo fastidioso disturbo si basa inizialmente sul "counseling", un’attività di supporto fornita dallo specialista che spiega al paziente il funzionamento dell’apparato uditivo, l’origine del suo disturbo e quali sono i suoni realmente dannosi. Successivamente si passa alla "Sound Habituation Therapy" o Terapia del Suono che utilizza apparecchi protesici "generatori di suono", i quali erogano un rumore di base per circa 6-8 ore al giorno; il volume diventa progressivamente crescente man mano che la percezione fastidiosa del suono si attenua, in una sorta di vera e propria desensibilizzazione acustica. In questo modo il cervello si riabitua e riformula la scala dei suoni interni in modo fisiologico.
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